Friday, May 16, 2008

La mia Guzzi

Ehhh ... sì! non c'è solo la Vespa nel mio garage.
Quando non ero ancora maggiorenne e viaggiavo con il Cagiva 125 SST, pensavo alle mete lontane e per il momento irraggiungibili.

Nella mia fantasia c'era spazio soprattutto per il Grande Nord: Norvegia e Nordkapp, Islanda, Irlanda e Scozia ... Per viaggi così occorreva una "vera moto". Ora so che quello che occorre veramente per viaggiare non è un super-mezzo, ma una combinazione di tempo e denaro ma, soprattutto, ci vuole una grande curiosità ed una consapevole incoscienza.

Ma allora, mi dicevo, una moto "seria" sarebbe stata necessaria.

Fu così che nella mia camera da letto apparvero alcuni depliant pubblicitari: Morini 350, Guzzi V65SP e 850 LeMans. Quest'ultima era una smargiassata assoluta, una moto mitica e irraggiungibile, ma le altre due non erano sogni troppo impossibili.
Per la Morini, oltre al pacco di soldi, era necessario attendere i 18 anni, mentre per la Guzzi di anni ce ne volevano 21 ma per un mezzo che consideravo il non plus ultra del mototurismo.

Queste le premesse.

Un bel giorno di metà 1985 mio padre arrivò a casa con la notizia che il suo collega d'ufficio aveva intenzione di vendere la sua Guzzi V35 prima serie: io avevo 19 anni e il mio splendido Cagiva mi stava stretto-stretto, non potendo percorrere le tangenziali, le autostrade e costringendomi ad una velocità di crociera di 80 Km/h.

Detto-fatto vendemmo il Cagiva, era facile perchè tutti lo volevano, e acquistammo quella Guzzi che, francamente, aveva un aspetto parecchio dimesso dovuto alla sua orrenda livrea grigia, a certi particolari della prima serie come la serie e ad un paio di borse rigide degne di un Califfone Rizzato e non di una moto. Tutte queste cose vennero gradualmente messe a posto: colore rosso, cupolino stile "SP", sella del IIa serie, via le borse e portapacchi serio.
Quel mezzo mi diede non poche grane ma comunque ci feci la mia prima ed unica vacanza in moto, insieme a mio fratello: da casa a Llanca (Spagna) e ritorno.
Poi la famiglia ecc. (vedi "La mia Vespa") e la Guzzi uscì dal garage.

Capitò poi che, parecchi anni dopo, mio fratello si invaghì ed acquistò una Guzzi V50 Monza prima serie e me la prestò per un paio di giorni. Accompagnai poi anche l'amico Alfredo ad una Giornata Mondiale Guzzi a Mandello del Lario; non ci volle altro per soffiare sulle ceneri mai spente del tutto e mi misi a cercare una moto, da spendere mooooolto poco perchè le finanze erano sì migliorate ma non poi così tanto.

Trovai dall'amico Loris una V65SP rossa del 1983, praticamente quella del poster della mia cameretta di vent'anni prima; Loris me la cedette per neanche 800 euro e mi trovai il mio mito sotto il sedere.

Certo, le condizioni sono cambiate e il progresso non si è arrestato, ma la mia moto mi dà davvero grandi emozioni e mi porta in giro ovunque per ogni tipo di percorso, evidenziando che non sono i 50 CV a limitarmi (a mio parere son fin troppi!) ma sono io a limitare la mia bella moto perchè tra i due chi cede per primo son sempre io.
Poi io sono convinto che anche gli oggetti abbiano una specie di anima, che poi è l'affetto che noi stessi riversiamo su queste cose che non sono semplici utensili, ma compagni di avventure; quando sento il suo baritonale pum-pum-pum ... mi viene un magone tale!

Wednesday, May 7, 2008

La mia Vespa

A 16 anni passai dal motorino alla 125; all'epoca le scelte erano praticamente due: o prendevi una Vespa, di solito un PX, o prendevi un Cagiva SST e diventavi immediatamente un motociclista.
Non ci pensai nemmeno su e arrivò il Cagiva, con il quale guardavo ai vespisti con un'aria di malcelata superiorità.
Poi, a 19 anni, il 125 mi stava stretto, volevo allargare i confini delle mie esplorazioni e il dover rinunciare alle autostrade, la limitazione della velocità di crociera ai 90 Km/h, insomma tutto mi portò a scegliere una moto "vera", una Moto Guzzi V35 (all'epoca si poteva andare oltre con la cilindrata solo dopo i 21 anni) prima serie, di quarta mano.
E i vespisti non li vedevo nemmeno.

Poi venne il matrimonio, la famiglia, i figli ... soldi per tenere in efficienza la moto non ce n'erano più e mi ridussi ad avviare a spinta la beneamata perchè non mi potevo permettere neppure di cambiare la batteria.
Mi trovai di fronte ad un altro bivio: rinunciare alle due ruote motorizzate o ridurre le mie pretese. Così, un po' a malincuore, scambiai la Guzzi per una Vespa PX 200 color nocciola, 2800 Km percorsi in 8 anni.
Fu amore immediato: non mi sentii per nulla male su quello strano tipo di moto, anzi mi affascinò immediatamente per la sua capacità di assecondarmi nei lunghi viaggi come negli spostamenti quotidiani.

Mi ricordo perfettamente del 26 aprile 1994: avevo appena trascorso una due giorni sulle Dolomiti in Vespa in compagnia di mio fratello con la sua BMW R80GS PD, avevamo percorso il Pordoi sotto la neve, una giornata intera di pioggia, eravamo tornati a casa entrambi sul vespone a causa di una caduta di Paolo. Il giorno successivo, il 26 appunto, ero andato a lavorare in Vespa, poi a prendere i miei due bambini alla scuola materna (uno davanti, uno dietro, rigorosamente a passo d'uomo in seconda) e mi ritrovai nuovamente nel parcheggio dell'azienda. Spento il mezzo mi fermai e mi dissi: ma con che moto avrei potuto mai fare tutto questo?
Da allora presi consapevolezza che la Vespa mi aveva totalmente conquistato.

Nel giugno del 1996, in un viaggetto in solitaria, caddi a 50 Km a sud di Siena: finimmo contro un guard-rail, sia io che la Vespa. Io ci rimisi gli incisivi, lo scooter invece si piegò a metà nella zona sottostante il bauletto. Aveva 13000 Km.
A malincuore dovetti venderla per pezzi di ricambio e mi dissi "sono finito".

Invece, grazie all'aiuto del buon babbo (non Natale, Giorgio), a febbraio dell'anno successivo acquistai un'altra Vespa PX 200 nuova fiammante, che tutt'ora uso facendo la staffetta con una Moto Guzzi V65SP, ma questa è un'altra storia.