Una passione che viene da lontano
Avevo 6 anni nel 1972, quando mio padre convinse mia madre a provare la vacanza in campeggio. Comprammo una tenda a casetta Raclet in cotone, 5 posti in due camere; noi quattro dormivamo sulle brande, la quinta era dedicata ad accogliere gli abiti. Io dormivo con gli abiti. E mi piaceva un sacco! perchè avevo una camera tutta mia, però era una camera di cotone e quindi ero solo ma in caso di paure ... i miei erano a un metro da me e mi avrebbero sentito.
A Pasqua collaudammo la tenda sul Lago di Garda, sotto una pioggia torrenziale, ma le mie prime vere vacanze in campeggio furono al Lago di Ledro, Camping Al Lago (logica ferrea!) tuttora in attività e tuttora in gestione alla stessa famiglia.
Per sei anni andammo in tenda: altre due volte a Ledro, poi altre due a Fiè allo Sciliar e una volta rispettivamente a San Menaio in Gargano e a Sarzana nello spezzino.
Sono tanti i ricordi di quel periodo, come credo sia per tutte le persone rispetto a quell'età leggendaria che va da quando ti rendi conto di esistere fino almeno alle medie.
Io mi aggiravo sempre nei campeggi con grande curiosità e, solo ora, mi rendo conto della fortuna che ebbi a vivere quei fantastici anni 70 nei quali il campeggio diventò fenomeno di massa e nei quali i costruttori diedero sfoggio di una fantasia di mezzi e soluzioni che non si è mai più ripetuta. Rispetto ad allora la produzione odierna impallidisce limitandosi a riproporre sempre le stesse soluzioni, utilizzando anche materiali ben meno innovativi di quelli in uso all'epoca.
All'apparenza vi è stato un miglioramento tecnologico, ma è stato indotto dal progresso avuto in tutti gli altri settori: invece la disponibilità di meccaniche sempre più performanti sia nelle auto che nei furgoni, ha portato ad un gigantismo e a una pigrizia progettuale che lasciano davvero esterrefatti.
Tornando alla mia famiglia, l'insistenza materna ci portava nel 1978 ad acquistare una roulotte che per l'epoca era purtroppo antesignana della produzione attuale: una Dethleffs Nomad 525 che, per gli standard di allora, era un mezzo gigante e pesantissimo arredato con un gusto tedesco da baita e che potevamo permetterci di trainare perchè il babbo aveva una fantastica Volvo 144.
Quest'auto del 1973 era almeno 10 anni avanti rispetto alle motrici dell'epoca: interni in pelle, tettuccio apribile, carrozzeria pesantissima, motore benzina a iniezione (che all'epoca quasi nessuno riusciva a far funzionare correttamente, un incubo per i meccanici), cinture di sicurezza (!) segnalazione di allarme con 4 frecce e paraurti in acciaio inox e gomma. Insomma, una vera fuoriclasse.
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